Leggere, scrivere e il mio primo romanzo
Le storie, le favole, i racconti, i romanzi: magnifico mondo che dovrebbe far parte dell’infanzia di ogni bambino, e che continuano ad affascinare anche la vita di un adulto.
Da piccola ho avuto la fortuna di avere un padre che mi raccontava le favole, prima di dormire. La mia preferita era Cappuccetto Rosso, fiaba sul tema della pedofilia che ammonisce le bambine dal dare ascolto ai lupi, specie a quelli tranquilli, compiacenti e dolci, che possono seguirle anche dentro le case e per le strade. Sinceramente non ricordo quale finale mi raccontasse mio padre, il lupo mangiava tutti, oppure il lieto fine in cui arrivava il taglialegna e lo uccideva? Dovrò chiederglielo. Probabilmente mi addormentavo prima della fine della favola.
Che dire delle mie prime letture? Un amico di mio padre mi regalò per il compleanno Le favole di Esopo, un libro illustrato che possiedo ancora. Ma è grazie a mia madre che la lettura è entrata a far parte della mia vita, essendo lei una grande lettrice, mi ha tramandato questa passione e la ringrazio tantissimo per questo motivo. Ancora oggi selezioniamo e ci scambiamo opinioni e libri da leggere.
Piccole donne e L’isola del tesoro sono i libri che ho letto e riletto svariate volte. Sarà per questo che adoro le saghe femminili (per esempio La famiglia Aubrey di Rebecca West) e i romanzi sulle navi e sui pirati (consiglio La vera storia del capitano Long John Silver di Björn Larsson per citarne uno, ma anche la trilogia de I mercanti di Borgomago di Robin Hobb). Ogni volta che inizio un libro ambientato su una nave pronta a salpare mi sembra di tornare bambina, in questo momento sto divorando Il diavolo e l’acqua scura di Stuart Turton.
Il romanzo, invece, che mi ha fatto sognare di diventare una scrittrice è stato Oceano Mare di Baricco. Ancora il mare? Eh sì, l’acqua ha decisamente un fascino particolare per me.
Ho capito di essere brava a scrivere alle elementari, quando consegnai un tema su una gara di nuoto e presi Bravissima, scritto in penna rossa, dalla maestra Maria. Quel tema è diventato un racconto nella mia raccolta Il tempo di un aperitivo. Da adolescente, per emulare le poesie di Jim Morrison, mi misi a scrivere su un taccuino dalla copertina rigida con un sole in stile orientale, che ovviamente possiedo ancora.
Ho avuto un’altra fortuna, oltre alle favole di mio padre e ai libri di mia madre: incontrare al liceo una professoressa di italiano che ci raccontava il Decameron, Dante e Calvino in un modo talmente affascinante e teatrale da scatenare una vera passione per la letteratura. Ricordo ancora un tema in cui si complimentò con me: l’argomento era il viaggio e io scrissi per due ore di Herman Hesse e di Jack Kerouac e di quello che significava per me il cammino interiore ed esteriore.
Un altro bellissimo ricordo ce l’ho del mio professore all’università di letteratura inglese. Metteva in scena una vera e propria opera teatrale nell’aula dell’università, raccontandoci tutte le opere di Shakespeare. A tutte queste meravigliose persone che ho incontrato nella mia vita, sono grata per avermi fatto amare leggere e scrivere.
Per quanto riguarda la lettura invece sono un’onnivora, ma prediligo le belle storie, scritte bene, senza refusi. Scontato? Non direi. In genere leggo due o tre romanzi alla volta, di generi diversi, in base all’umore e al momento della giornata apro il libro o l’ebook (di solito quest’ultimo di notte, leggo un thriller o un poliziesco), mentre di giorno amo la narrativa, i saggi e i romanzi storici.
A proposito di scrittura: oltre alle poesie mi sono messa a scrivere racconti, tanti racconti, la maggior parte delle schifezze, altri decenti, alcuni forse degni di nota. Di romanzi ne ho iniziati parecchi, che sono ancora nel cassetto. Uno invece l’ho tirato fuori dal cassetto, l’ho stravolto e l’ho trasformato in un giallo, dopo aver scoperto (grazie a Giorgio Scerbanenco) che il giallo all’italiana mi piaceva di più dei thriller americani. E grazie anche ai consigli di Paolo Roversi, che tiene un bellissimo corso alla Scuola Holden.
Ho scritto il mio primo romanzo e mi sono divertita molto a vivere con i personaggi giorno e notte per tutto il tempo della scrittura. Il mio compagno spesso mi scrutava preoccupato quando mi perdevo con lo sguardo offuscato, immaginandomi in mezzo a qualche scena. Ora per fortuna ci ha fatto l’abitudine. Ho appena firmato il contratto con la Robin edizioni, perciò presto farete la loro conoscenza, se ne avete voglia.
All’inizio avevo pensato a una protagonista femminile, ma non mi sono sentita in grado di delineare una figura verosimile. Credo che i personaggi femminili siano talmente sfaccettati, ampi, sfuggenti e vadano trattati con cura, cautela e un certo rispetto. Una protagonista poliziotta è ancora più ardua da gestire, e non volevo rischiare di cadere in stereotipi o figure poco tridimensionali. Mi sono sentita più a mio agio con l’ispettore Bordignon, che però è contornato da tante fantastiche figure femminili, che spesso sono fondamentali per la riuscita delle indagini.
Ora sto scrivendo il sequel, sarà un po’ più crudo e un po’ più noir, perché siamo in autunno e la nebbia patavina non lascia scampo alle vite dei miei personaggi.
Ora vado perché sto delineando la dinamica di un delitto, e Killer mi sta portando via un sacco di tempo.